L’Italia sintetica di Teresa Pollidori
testo di Carlo Fabrizio Carli

L’Italia sintetica di Teresa Pollidori
Di Carlo Fabrizio Carli   
 
 
A Venezia, proprio nei giorni d'inaugurazione della Biennale, era visitabile, nel bellissimo chiostro dei Frari, una mostra librata concettualmente, seppure in equilibrio precario, tra gli ambiti della scultura e del disegno industriale. Tra i singolari oggetti plastici che erano esposti in quella occasione figurava una sorta di calotta sferica, che sembrava alludere perentoriamente, pur nella sua palese “non funzionalità”, tanto alla mina galleggiante, quanto all’elmo dello scafandro di un sommozzatore. A sua volta, l’oggetto era sezionato in tre parti regolari, ciascuna colorata nei tre colori della nostra bandiera: bianca, rossa e verde (1); così da non perdere l’occasione di proporsi pure come anomalo omaggio ai centocinquant’anni di unità nazionale.
E’ evidente che, una volta accolta l’associazione dell’oggetto misterioso sia alla mina che allo scafandro, ne discendeva istintivamente un ventaglio di trasparenti allusioni, ovvero si istituivano metafore esplicite, nei riguardi del problematico presente del Paese.
Confesso che mentre mi aggiravo per il mirabile chiostro veneziano, un occhio al contesto architettonico e uno alle opere esposte - agli “oggetti plastici” -, lo scafandro sezionato e tricolore mi ha ricondotto perentoriamente alla memoria l’insolita scultura che Teresa Pollidori ha ideato per questa rassegna di Olevano; perciò, mi azzardo ad accostarli nell’esordio di questo breve scritto di presentazione.
In realtà, la circostanza non era per nulla scontata; le intenzioni e gli stessi linguaggi dei due artisti sono reciprocamente molto differenti, tuttavia, ad accostarli, c’è la consonante intenzione di recare un contributo non scontato e sicuramente non retorico al gran parlare che si va facendo sul secolo e mezzo della vita in comune degli Italiani.
Da parte sua, Teresa Pollidori (ed è di lei che d’ora in avanti mi occuperò esclusivamente) è un’artista versatile, attiva tanto nel linguaggio della pittura, che della scultura e della fotografia, la cui ricerca ha per tema conduttore la spazialità geometrico-architettonica, spesso interpretata in forme minimali. Inoltre, da molti anni, Pollidori ha scelto generosamente di associare la sua attività artistica alla conduzione di una galleria di arte contemporanea, assai rigorosa nella scelta aniconica e attenta soprattutto alla promozione di giovani, in un contesto difficile (anche se lo spazio espositivo ha avuto ormai modo di affermarsi solidamente) quale può essere quello ubicato tra il semicentro e la periferia romana (anzi la galleria della Pollidori proprio da questo contesto territoriale ha voluto trarre il proprio nome: “Studio d’Arte Fuori Centro”).
Posta di fronte alla richiesta di una scultura, che fosse in qualche misura allusiva all’Italia e alla presente cadenza celebrativa, Pollidori ha ideato una grande opera plastica improntata a forte capacità di sintesi e di icasticità; e contraddistinta dal sapore della manualità.
L’artista ha, così, immaginato di compattare le varie sagome delle venti regioni in altrettanti parallelepipedi regolari, che conservassero tuttavia una proporzione con le estensioni effettive e un richiamo, sia pure approssimativo, alla sagoma complessiva della Penisola. Tali parallelepipedi in cartone verniciato, che tengono della maquette e del plastico architettonico, terreno, del resto, che l’Artista ha avuto modo di ripetutamente frequentare, non foss’altro per la visibilizzazione preventiva delle sue sculture, ella ha poi assemblati, facendoli attraversare da sottili aste prismatiche in legno di colore bianco, tutte  a sezione quadrata e tutte di eguale altezza, nel numero e, sempre schematicamente, nella dislocazione geografica delle province.
Si poneva, a questo punto, il problema della cromia. L’artista ha scelto giustamente di scartare il riferimento prevedibile al tricolore nazionale (due squillanti colori complementari e il bianco che è, notoriamente, nella sua neutrità, la fusione di tutti di tutti i colori), optando per una gamma di grigi, dai più tenui ai più marcati. Anche qui, analogamente al bianco (che è – come si è detto – la finitura delle aste verticali), tuttavia senza nessun correttivo galvanizzante, una gamma di “non colori”, un dispiegarsi di una tinta allusiva, in certo qual modo, al ripiegamento e all’assenza di personalità.
Del resto – si chiede fondatamente Pollidori – c’è forse un’altra valenza cromatica che possa meglio interpretare la condizione attuale dell’Italia?
 
Roma, giugno 2011
 
(1)   – La mostra, a cura di Luca Beatrice, si intitolava “Sign Off Design” e l’artista era Alessandro Guerriero.
 
 
 
 
 
COMUNICATO STAMPA
 
1861-2011 PROGETTO ITALIA
6 proposte tra riflessione e ricerca
 
 
 
 
Sabato 17 settembre alle ore 17,00 a Olevano Romano, presso Villa De Pisa sede del Museo-Centro Studi sulla Pittura di Paesaggio Europeo del Lazio, si inaugura la mostra 1861-2011 PROGETTO  ITALIA. 6 proposte tra riflessione e ricerca, organizzata da AMO onlus Associazione Amici del Museo di Olevano Romanonell’ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
L’esposizione nasce dall’idea di rendere manifesto il rapporto dialettico tra artista e critico nell’intento di proporre una riflessione a più voci, in cui le parole e le opere si ritrovassero le une nelle altre.
6 critici hanno invitato 6 artisti (anzi 7 perché due di loro hanno scelto di lavorare in coppia) a realizzare delle installazioni negli spazi di Villa De Pisa sul filo sottile ma tenace dell’Unità d’Italia. Sono artisti e critici diversi per formazione e metodologie di lavoro per offrire uno spaccato vivace sulla multiformità della ricerca contemporanea.
Giuseppe Ciani si è relazionato con Mauro Civai, Mimmo Di Laora con Mariano Apa, Paolo Gobbi con Loredana Rea, Loredana Manciati e Giovanni Reffo con Giorgio Agnisola, Franco Nuti con Barbara Tosi, Teresa Pollidori con Carlo Fabrizio Carli.
Le opere realizzate rappresentano un’occasione interessante per interrogarsi sul ruolo dell’arte in un momento come l’attuale in cui la memoria del passato si è intrecciata strettamente con le difficoltà del presente a delineare il ritratto di un Paese in crisi spesso poco attento agli insegnamenti della storia e troppo spesso disinteressato ai valori della cultura e dell’arte. 
L’elemento connettivo tra le sei grandi installazioni – ad ogni artista è stata assegnata una delle stanze del secondo piano del museo - è la molteplicità delle operatività creative, capace di esaltare le differenze, le singolarità, le inevitabili diversità di orientamenti, che rappresentano il tessuto vitale della sperimentazione artistica. Al piano terra durante tutta la durata della mostra è proiettato un video realizzato mentre gli artisti lavoravano nei propri studi nella progettazione e nella concretizzazione dei singoli interventi, per mostrare al pubblico la complessità dei differenti metodi di approccio e lavoro.
 
Museo-Centro Studi sulla Pittura di Paesaggio Europeo del Lazio, Villa De Pisa Olevano Romano
Periodo: dal 17 settembre al 30 dicembre 2011
orario apertura: sabato e domenica ore 10,30/12,30 – 16,30/19,30
info: 06.9564224 – amolevano@gmail.com   www.amolevano.it