Focus su Corviale
testo di Ivana D'Agostino

 Teresa Pollidori Focus su Corviale 

… Le quaranta foto che l’artista presenta in mostra presso l’Associazione culturale TRAleVOLTE, tutte dello stesso formato quadrato 25X25 zumano invece su particolari della struttura di Corviale: scorci prospettici, lunghe fughe architettoniche, molteplici punti di vista, esaltati dal chiaroscuro netto delle ombre intagliate dalla stampa in bianco e nero. Ė un’altro Corviale, questo, artisticamente appagante, bello nelle sue inquadrature, ricco degli echi culturali di certe foto utilizzate da Herbert Bayer per il catalogo della mostra Bauhaus 1919-1928, o di altre, bellissime, di Rodčenko, professore della scuola russa di design, il Vchutemas. Si perde, in queste foto, si dissolve il senso di cattedrale dolorosa che percepiamo in certe fotografie a colori, dove le sinistre altezze in quota di certi ambienti rivelano affacci di finestre che non vedranno mai la luce. Il bianco e nero, l’attenzione focalizzata sul taglio sapiente dell’inquadratura fotografica, il formato stesso dell’immagine, un modulo che si reitera nello spazio, ci inducono piuttosto ad osservare sul cemento armato delle forme dell’architettura di Corviale, le impronte lasciate delle casse-forma in legno, così simili nel risultato estetico alla superficie delle sculture in cemento armato di quegli anni di Giuseppe Uncini.

Le foto montate nello spazio espositivo come corpus installativo che tralascia intenzionalmente la visione sequenziale delle immagini a parete, si accompagna ad un video girato dall’artista insieme a Giulio Mizzoni in un montaggio che prevede l’alternarsi delle foto di Corviale a riprese girate espressamente sul luogo. (dal testo di Ivana D’Agostino) 


Focus su Corviale
di Ivana D'Agostino

  Corviale: un progetto architettonico-urbanistico iniziato a Roma nel 1975, pensato come un’ enorme casa popolare dotata di servizi e infrastrutture comuni tali da soddisfare l’idea di programma sociale svolto dall’architettura. Un’idea ripresa in quello scorcio di anni da una certa ideologia di abitazione democratica, sul modello delle Unité d’abitation di Nantes e Marsiglia di Le Corbusier. Un’utopia, evidentemente, considerato il degrado sociale e urbano in cui velocemente cadde Corviale. Una gigantesca struttura di cemento armato popolata da innumerevoli famiglie,  che versa tuttora in uno stato di decadimento evidente, sebbene il progetto di recupero di cui la struttura, più di recente, è oggetto, faccia a sprazzi tralignare qualche risultato positivo.

L’idea di documentare Corviale venne a Teresa Pollidori dalla sua esperienza di insegnante al Castelletto, succursale della Scuola Media Antonio Gramsci frequentata anche da giovani abitanti del così detto “Serpentone”. Il disagio sociale che leggeva in quegli occhi, l’inquietudine di chi non ha speranze e vive una perenne condizione borderline, la portò a documentare questa “abitazione di frontiera”, dai più considerata un lager romano.

Malgrado non sia mai stata presentata al pubblico - tant’è che  l’occasione si darà con una ristampa realizzata per  questa mostra - Teresa Pollidori, delle foto scattate su Corviale nel 2006, curò nel 2008 la pubblicazione a colori di sedici di esse. Si tratta di foto documento, attente alla restituzione dei volumi e degli scorci – l’artista è anche scultrice e proviene da studi di architettura, pertanto è specialmente attenta alle relazioni tra spazio e proporzioni – ma anche altrettanto obiettive nel restituire il degrado degli ambienti; la sensazione di carcere che si riceve dai cancelli scrostati di passaggio tra gli spazi comuni; lo squallore indicibile delle cassette della posta dalle vernici erose dalla ruggine, sicuramente affascinanti in un’opera Pop degli anni ’50 del secolo scorso, molto meno appaganti in una realtà quotidiana fatta di desolazione e abbandono.

Le quaranta foto che l’artista presenta in mostra presso l’Associazione culturale Tra le Volte, tutte dello stesso formato quadrato 25X25 zumano invece su particolari della struttura di Corviale: scorci prospettici, lunghe fughe architettoniche, molteplici punti di vista, esaltati dal chiaroscuro netto delle ombre intagliate dalla stampa in bianco e nero. Ė un’altro Corviale, questo, artisticamente appagante, bello nelle sue inquadrature, ricco degli echi culturali di certe foto utilizzate da Herbert Bayer per il catalogo della mostra Bauhaus 1919-1928, o di altre, bellissime, di Rodčenko, professore della scuola russa di design, il Vchutemas. Si perde, in queste foto, si dissolve il senso di cattedrale dolorosa che percepiamo in certe fotografie a colori, dove le sinistre altezze in quota di certi ambienti rivelano affacci di finestre che non vedranno mai la luce. Il bianco e nero, l’attenzione focalizzata sul taglio sapiente dell’inquadratura fotografica, il formato stesso dell’immagine, un modulo che si reitera nello spazio, ci inducono piuttosto ad osservare sul cemento armato delle forme dell’architettura di Corviale, le impronte lasciate delle casse--forma in legno, così simili nel risultato estetico alla superficie delle sculture in cemento armato di quegli anni di Giuseppe Uncini.

Le foto montate  nello spazio espositivo come corpus installativo che tralascia intenzionalmente la visione sequenziale delle immagini a parete, si accompagna ad un video girato dall’artista insieme a Giulio Mizzoni.in un montaggio che prevede l’alternarsi delle foto di Corviale a riprese girate espressamente sul luogo.