Teresa Pollidori e L’elogio dello sguardo
Rocco Zani


TRE DI QUADRI collettivo LA RUOTA
Silvana Leonardi Teresa Pollidori Alba Savoi



Sabato 13 dicembre 2014, alle ore 17,30 a Frosinone presso la Villa Comunale, si inaugurerà la mostra/evento TRE DI QUADRI, che comprende le tre personali di Silvana Leonardi sulla soglia, di Teresa Pollidori Interni, di Alba Savoi Dai muri nel tempo, presentate da Rocco Zani e, nella quarta sala, l’esposizione di 6 opere datate 1978 e la proiezione di un video che testimonia la metodologia degli interventi operati dal collettivo nel 1978 su territorio (Fiumicino e Guarcino). Azioni collettive che avevano lo scopo di suscitare interesse per l’arte contemporanea e per le problematiche ad essa inerenti, con particolare interesse per la professionalità femminile e per la sociologia dell’arte.
Le opere presentate da Rocco Zani nelle tre personali appartengono al momento attuale dei rispettivi percorsi artistici delle tre artiste e, pur nella assoluta specificità dei linguaggi e nella più totale autonomia espressiva e di ricerca, convivono e dialogano in un intrigante gioco di specchi che testimonia il clima di sinergia, la sintonia e le “affinità elettive” ( lo sguardo, la scrittura, il tempo e la memoria, l’impegno etico, l’interdisciplinarietà ) che informano oggi gli oli su tela di Leonardi, le foto digitali di Pollidori, le foto su foto di Savoi e che hanno motivato e generato, nell’ormai lontano 1978, l’ esperienza artistica del collettivo LA RUOTA che con questo evento si vuole celebrare.
La mostra, che conclude la quarta edizione (2014) della rassegna “l’Arte visiva contemporanea” curata da Alfio Borghese, costituisce infatti la terza e ultima tappa di un ciclo con cui le tre protagoniste hanno voluto ricordare l’attività del collettivo e celebrare un anniversario più che trentennale che, al di fuori di ogni ritualità, sancisce l’amicizia e la solidarietà che, come un “filo rosa”, hanno attraversato la loro vita professionale. Ciclo iniziato a febbraio di quest’anno, a Roma, con la mostra “1978/2014 – La Ruota. Opere recenti” presentata da Ivana D’Agostino presso la Casa Internazionale delle Donne - Sala Atelier e proseguito a marzo, sempre a Roma, nell’ambito delle INIZIATIVE GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA indetta da ROMA CAPITALE, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica presso il Nuovo Cinema Aquila, con l’esposizione delle opere del 1978 e la proiezione del video .


Teresa Pollidori e L’elogio dello sguardo
di Rocco Zani

“…mi sono chiesto se era davvero possibile rubare l’anima di qualcuno con una fotocamera. Ed è possibile in effetti…” (Oliviero Toscani)
Raramente ho scritto di opere fotografiche e dei suoi autori. Forse per l’incapacità, tutta mia, di rendere “udibile” questa voce al pari delle più rassicuranti incursioni nel sillabario della pittura o della scultura. E allora, quando raramente l’ho fatto, ho forse imbastito racconti che fornivano all’immagine un’attendibilità quasi plastica o più marcatamente materica, quasi a ri-scivolare lentamente nei canoni delle mie inevitabili suggestioni.
Mi viene in soccorso, scrivendo di Teresa Pollidori e dei suoi “scatti” recenti, la sua “militanza” di artista a tutto tondo, i suoi attraversamenti nei bagliori di campiture modulate o nelle rigorose affermazioni del segno. A ben guardare le opere – queste inconfutabili “stanze” della memoria – ribadiscono, finanche nella loro costruzione narrativa, il senso (la dimensione) di un riepilogo mai contraffatto in cui la storia artistica della Pollidori sembra aver trovato una dimensione di delineato dissolvimento. Inteso questo come una successiva stazione di sguardo una volta deposta – in maniera transitoria? – la lunga esperienza che l’ha vista pittrice e scultrice. L’immagine fotografica come una sorta di “clemenza narrativa” che favorisce, probabilmente, una mediazione più intima con la vulnerabilità del narrato. E nella sequenza di queste minuscole agore comunicanti – svuotate di ogni eventuale presenza – riecheggia innanzitutto la profondità segnica dell’artista, la sua dinamica geometria – in tal caso affidata agli echi dell’ombra e della sua ostinata rivale – che pianifica prospettive oniriche, equilibri mutanti, sottolineando come (prendendo a prestito una felice intuizione di Raffaele Bruno nel suo “Elogio dello sguardo”)”…in realtà, vi è qualcosa come un esterno solo in quanto vi è qualcosa come un interno…”.
E allora l’apparente inamovibilità dell’immagine offerta da Teresa Pollidori sembra in verità celare un ritmo motorio quasi vorticistico dove lo sguardo appare specchiato in mille rifrazioni e lo spazio angusto della “stanza” – la sua luce abbuiata – pare farsi appendice di un sentire più ampio, perfino universale. Tra quelle pareti prive di rassicuranti metafore si muovono figure disperse (o dissolte), come viandanti smarriti o reperti – loro si – di una memoria che non trova più alloggio nella nostra territorialità umana. E allora si fa marcato il senso dello smarrimento in un labirinto struggente dove perfino il laccio di Arianna è ormai segmento disfatto.
Non viene meno allora il “progetto di denuncia” che per decenni ha sostenuto e alimentato – convertendola in immagine, ora pittorica, scultorea o fotografica – il racconto della Pollidori. Una notifica la sua (o lucido avvertimento) sulla scomparsa dell’identità, sullo svuotamento di un sentire privato di un’etica della memoria che era prologo costante di ogni inedito divenire, regola insostituibile e rivelatrice di ulteriori percorsi. Ecco, questo è lo sguardo acceso di Teresa Pollidori. La sua voce.
Terracina, agosto 2014