LE FAVOLE DELLA REALTA'
a cura di Vittoria Biasi

 
 
Galleria AOCF58
Le Favole Della Realtà
Da lunedì  5 marzo al 16 marzo 2007

 
La riflessione sull’essere e sull’apparire coinvolge il pensiero, che, con le sue proiezioni, è all’origine delle trasformazioni sociali e delle prospettive artistiche.
La percezione, essenza di ogni storia, intraprende il cammino creativo di miti elaborando i segnali racchiusi nella realtà o le astrazioni poetiche che come canti di sirena conducono per altre vie.
L’esordio del vedere è esposto all’impressione luminosa, sulla cui traccia si costruisce la trama dei colori. Le «simmetrie cognitive» della percezione e dell'appercezione rappresentano le polarità del medesimo processo, che opera in dislocazioni opposte: interno e segreto, il primo; esterno e in rapporto alla luce, il secondo.[1]
La trasformazione del reale per effetto della luce e del pensiero ha del misterioso. Nelle sue magie i materiali umili divengono eletti, pronti ad apparire in forme distanti dalla realtà o con altre finalità, come le costellazioni celesti, che l’uomo ricongiunge secondo linee all’interno del suo destino.
Bencivegna, in La filosofia in trentadue favole, narra la storia di una pagina bianca che, divenuta aeroplano per mano di un bimbo che l’ha strappata dal libro, felice vola nel giardino conoscendo il mondo. Le compagne, invece, finiscono nel camino dove le loro preziose parole diventano cenere.[2] Le possibilità interpretative della favola sono sorrette da una storia bianca, sinonimo di luce, di libertà, di estremi.  
Parimenti le vetrate di Palazzo Venezia, rivestite da un velo di plastica, sollecitano il mondo di Teresa Pollidori e divengono l’occasione, proseguendo nella velatura, per scoprire una storia ‘altra’, tra appercezione e tecnologia, tra impressionismo fotografico e favole di colore. I filtri luminosi aprono nuovi sguardi, spazializzano la luce fino a lambire l’oscurità che taglia lo stesso piano secondo differenti possibilità ottiche, quasi alla ricerca della fiaba del luogo che è il mondo.  In tal senso l’artista trasforma il luogo creando luminosità dai colori dorati o ambrati, che portano la sensazione del calore e del luogo interiore, del racconto sussurrato tenendo la mano, del tempo che si apre sullo spazio dell’anima.  Le vetrate si trasformano in spazi simbolici, da cui sorgono le narrazioni sull’imprendibilità della luce e le testimonianze della sua assenza. Le finestre non assumono la funzione di apertura su paesaggio o su procedimenti di astrazione mentale: sono il punto focale, concreto posto tra colonne e arcate da cui discende un’esperienza legata a procedimenti visivi, sedimentati dall’arte.
In Finestra di Dusseldorf (1917), Balla costruisce un’architettura del vedere tra il binocolo posto sul davanzale, il cielo riflesso nel vetro e lo sguardo (mentale) spinto nella ricerca dell’oltre verso un cielo infinito, divisionista.
Il tema della finestra è fondamentale in Matisse, quale luogo privilegiato che rende visibile la coesione dello spazio e l’estremo della pittura. La sperimentazione della luce sospende gli oggetti fuori di ogni prospettiva. Questa attenzione influenza dalla generazione americana minimalista, al movimento Support-Surface, ai linguaggi contemporanei del post-production. 
Con l’abbandono del millennio alcune ricerche, non concluse, si pongono in dialogo in modo più concreto con il circostante, per non perdere il contatto con la realtà.
 Teresa Pollidori coglie le opposizioni architetturali delle vetrate e le rielabora all’interno di un’indagine di comportamento della luce. In questa direzione il media fotografico è una possibilità di studio: l’artista ha un rapporto pittorico e scultoreo con l’arte.   
Nelle precedenti opere ha sperimentato la luce artificiale tra piani modulari e superfici monocrome, per vivere e approfondire il rapporto luce - forma-colore.
Dalla sperimentazione totale su piccoli formati, l’artista si è immersa nell’ambiente della terrazza di Palazzo Venezia, nello spazio attraversato dalla luce cristallina di Roma, confrontandosi con le sfumature e il perturbante della luce origine di ogni fiaba.  
 
Roma 
Vittoria Biasi


[1] Vittoria Biasi, Memorie del bianco, Studio Bocchi, ex Carcere del Sant’Uffizio, Spoleto 1992.
[2] Ermanno Bencivegna, La filosofia in trentadue favole, Piccola biblioteca Oscar Mondadori, 1997, pag. 44.